26.1.05

Comincia la festa

Esbat, il primo dell'anno. Mentre il mondo dorme, fasciate nei loro scialli neri, con le ampie vesti, le donne di quel quartiere escono, lasciando, mariti, figli o fidanzati a casa, si dirigono verso nord, prima, per arrivare fino al muraglione e poi risalgono il greto del torrente. La prima è una anziana con in mano una "corona", ovvero una collana fatta di grani di madreperla infilati in un sottile laccio d'oro antico. Vi pende un grosso cristallo rosso che dopo un po' comincia misteriosamente ad illuminarsi dall'interno. Il castone della pietra sembra essere un occhio con dei raggi che arrivano fin sulla punta della pietra di cui si intravedono otto facce. Questo oggetto oscillando sembra indicare la direzione illuminandosi sempre più. Io sono ben nascosta e nessun fa caso alla mia presenza in questa specie di processione. L'anziana donna si ferma e il grosso cristallo sembra una lampada di un rosso accesissimo. Sento bisbigliare 6 donne, una di queste alza teatralmente al cielo le mani protendendo le braccia, intuisco un siciliano strettissimo, una folata di vento come un vortice parte da questa ed è subito sereno sopra le nostre testa. Le altre cinque vegliarde bagnandosi i polpastrelli del pollice e dell'indice accendono meravigliosamente delle grosse fiaccole e si dispongono in cerchio. Comincia una strana litania, vi partecipano tutte. Ognuna brandisce un coltello, non ne vedo uno uguale all'altro, sono tutti vecchi ferri da cucina o preziosi spadini, ho intravisto coltelli da caccia e a serramanico, qualcuno anche prezioso. Nel girotondo formato dalle 5 vegliarde entra colei che ha guidato la processione, il suo cristallo rosso ora gira pendendo dalla collana, costei si china fino a far toccare terra alla punta del cristallo e un cerchio di luce comincia a formarsi piano come se un sottile bagliore di fiamma provenisse da sotto la terra. Nel frattempo delle ragazze giovani hanno formato un cerchio attorno ad una ragazzina molto esile, scura di capelli e di carnagione. La nenia che tutte cantano racconta di storie lontane nello spazio e nel tempo, ma non c'é spazio e non c'è tempo, la luna per un momento illumina gli occhi della giovinetta che diventa tesa, come ipnotizzata dalla cantilena. Dalla bocca di una canuta matrona (unica nel girotondo delle giovani) comincia ad uscire una nebbia sottile, più densa del fiato che il gelo invernale evidenza. Come un serpente questa sottile ma densa nebbia si attorciglia al corpo della giovinetta. Nessuna sembra avere alcun moto d'incanto o di paura, il corpo immobile della giovinetta viene sollevato da quella lingua di vapore. Il cerchio non si rompe nemmeno quando alta in cielo la piccola dagli occhi di ossidiana plana dentro all'altro cerchio, dentro quello più piccolo che dalla terra ribolle. La litania continua sempre più ossessiva, il ciondolo rosso ora è adagiato sul petto di colei che ne è custode. La luna per un momento sembra diventare rubizza mentre dall'ampia gonna, giù dalla caviglia nuda, al tallone un rivolo rosso lascia cadere la sua prima goccia sulla terra che si addormenta. La litania volge al finire, l'anziana entra nuovamente nel cerchio per sorreggere il corpo e con una danza finale il rito si chiude. Dopo aver bevuto non so quali filtri ci allontaniamo con una allegria nel cuore. Le lascio sfilare tutte, una ad una e mentre una di esse accudisce la piccola neofita sento un dolce commento materno "a ghiessiri cuntenta, ora si fimmina!".

3 Commenti:

At 9:58 PM, Blogger Damiano ha scritto...

Amo queste storie, ma non è il racconto in quanto "testo stampato", ma l'ambiente in cui mi fa viaggiare; le sensazioni che mi fa tornare in testa.
Mi hai fatto fare un viaggio graits, e senza uso di droghe.
Grazie ;-)

 
At 10:10 AM, Blogger TBO ha scritto...

Gentile pulzella, il racconto, come sono sicuro che sai è bellissimo, magari è una eco lontana del tuo menarca (di quello si parla), ma così finisce che mi dipingeranno veramente con le corna da caprone, il pizzo a punta e gli artigli. Già mi immagino ErTì che mi immortala nel gesto di togliermi un brandello di corpo umano incastrato tra gli incisivi con un poteroso unghio metallico che si diparte dal mignolo sinisto (Monsieur è mancino!).

 
At 3:50 PM, Blogger Piggona ha scritto...

Una storia esilarante! Complimenti...

 

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