22.10.05

Quando ti rode

Eccolo il sabato mattina, grigio più che mai, con il mare che ruggisce e il vento che sibila.
Il sonno pesante dovuto all'erosione notturna alla depressione e al pianto viene interrotto di botto: a pochi millimetri dalla mia testa il cordless suona, sul comodino, come un allarme, peggio che una odiatissima sveglia. Già la sveglia, cosa che mai ho utilizzato viste le mie abitudini, ma le pochissime ore di sonno non potevano essere interrotte peggio con la voce tonante di mio padre che mi intimava di rispondere al telefono e mia madre che si scusava per avere premuto il tasto del cerca cordless dalla basetta.
La sera precedente era quella dello sconforto che ti butta giù.
La notte era quella della solitudine prima e della preoccupazione dopo.
Poi il risveglio amaro e burrascoso come la giornata di autunno.
E ti metti a lavorare per non pensare, per non soffrire ma da dentro quel succo amaro che è la bile non ha smesso di corrodermi e silenziosamente un conato dietro l'altro vado ad espellerlo misto al sangue e al sudore che lo scirocco fa grondare dal mio viso dalla barba, dalle tempie...
Accendo la prima sigaretta, il gusto del golden virgina vince la nausea.
Osservo le mie dita sulla tastiera perché ancora i miei occhi non si sono decisi di farmi vedere fino al monitor poco più in là.