30.3.05

Il Re e il Druido

Vagavo prima dell'alba di ritorno dall'ultimo sabba, il lungomare e la piazza nuova erano avvolti dalla particolare nebbia che qua viene detta "La Lupa". La visibilità incerta ha reso l'andamento del mio mezzo lemme, mentre venivo guidata dai sensi acuti di un piccolo pseudodrago. Attraversato il lungo ponte privo di illuminazione, alla seconda svolta mi trovo a percorrere nuovamente la via del mare: l'illuminazione giallo intenso e la lupa facevano sembrare gli alberi, ancora spogli allineati al margine della strada, lo sfondo di un romanzo dell'orrore di epoca vittoriana. Avvolte nella nebbia due figure solitarie, nella notte che non decide ancora a farsi giorno, quando per gli astronomi l'anno fa il suo inizio e il buio ha la stessa durata della luce.
Entrambe alti, uno canuto nella lunghissima barba che sembra di secoli, i capelli che scendono sull'ampia veste; l'altro corpulento e barbuto sembra più giovane ma sebbene la barba e i capelli siano sensibilmente più corti si direbbe provenga anch'esso dalla profonda notte dei tempi. Il vecchio druido camminando lentamente si appoggia al bastone nodoso ascoltando le parole dell'uomo pacato che con una riverenza appena celata dal piglio altero del suo rango sembra discutere le sorti del mondo intero. La nebbia li risucchia e appena scorgo il viso giovane ma familiare del Re Orso e del suo maestro Merlyno che discutono sulle rive del mare che ancora oggi viene incantato da Morgana o risucchiato dalle antiche fauci di Cariddi. Artù del SanGreal (o San Graal??!!!) non perde lo splendore della sua giovinezza e la possenza dell'orso che sta a simboleggiare la sua stirpe... Domani un'altra lotta come ogni giorno si combatterà all'insaputa della nostra intera specie.

2 Commenti:

At 9:34 PM, Anonymous Anonimo ha scritto...

Ricco di suggestioni il tuo racconto silka. E, anche, carico di simbolismi.
Nella prima parte tutto contribuisce a rendere la scena metafisica: la “lupa”, gli alberi, i due figuri barbuti che sbucano dalla notte.
Mito e leggenda nella seconda parte.

“....L'altro scoglio, più basso tu lo vedrai, Odisseo,
  vicini uno all'altro, dall'uno potresti colpir l'altro di freccia.
  Su questo c'è un fico grande, ricco di foglie:
  e sotto Cariddi gloriosa l'acqua livida assorbe.
Tre volte al giorno la vomita e tre la riassorbe
  paurosamente. Ah che tu non sia là quando assorbe! “

Ed eccoti un Cariddi carico, invece, d’attualità :
http://blogstretto.splinder.com/
trovato in rete.

 
At 10:55 AM, Blogger TBO ha scritto...

http://misterunderground.splinder.com/

La teoria dei link di cui ho parlato molti mesi fa su internet trova la sua maggiore espressione, quindi a cascata saltando nelle varie liste sono riuscito a beccare il link molto interessante che mi permetto di segnalare a Silka e ad Allure...

Personalmente ritengo bellissime le parole che la nostra Savoiarda ha dedicato alla mia piccola amica, sebbene io legga altro nel racconto breve come lo stretto e denso come la Lupa di quella mattina in cui... Il veglio e il re camminavano presso il pelago.
Grazie :P non avevo mai pensato che il nome di Artù potesse provenire dal greco e significare orso, ci sono molti racconti precristiani di "re orso" nelle tradizioni orali della grecia preclassica... Tanti Artù ante litteram

 

Posta un commento

<< Home