24.6.05

Urban Birthday!!!



Eccoli i nostri eroi dell'Urban Arcana che stanno ricercando informazioni sui mostri che infestano le linee ferroviarie nella tratta Messina-Catania!!!
Ma no, no, no, sono solo Giuppo, Narses, e PippoPeppe, nel viaggio di ritorno da una memorabile 24 ore di relax totale!
Ho staccato, per l'occasione i cellulari e mi sono abbandonato ad un mondo e mezzo di ﺣﻠﻮ ... Abbiamo anche cenato con il Kebabu, anzi col Maxi, ho fatto una splòendida colazione con granita cioccolato e panna, aromatizzata cannella, ho pranzato mangiando mezzo pollo con le mani e tante patatine, dormito solo nel pomeriggio e oggi conto le decine e decine di morsi di zanzare! Il resto tutto fantastico.

21.6.05

Maturità scientifica 1996

Matematici e poeti. In un saggio pubblicato a New York nel 1947 si legge: "La matematica è generalmente considerata proprio agli antipodi della poesia eppure la matematica e la poesia sono nella più stratta parentela, perché entrambe sono il frutto dell'immaginazione. La poesia è creazione, finzione: e la matematica è stata detta da un suo ammiratore la più sublime e la più meravigliosa delle finzioni" (D.E. Smith, La poesia della matematica e altri saggi).

Quale senso ha per voi questa idea della matematica come finzione meravigliosa e sublime?

Ecco cosa mi proposero quando stavo per fare esami di maturità!!! Ieri invece il tema l'ho fatto di diritto privato, dopo troppi anni, non credete anche voi? Insomma passano gli anni e il ricordo di questo tema che svolsi ampiamente fino a prendere un voto che mi vergogno a riferire (dovrei esserne fiero!), sembrava proprio tagliato per uno come me! Ci giocai in maniera irriverente, la commissione penso si sbalordì per quanto fegato dimostrassi a scherzare durante la prima lettura delle tracce! Ora sto cercando on line i potenziali temi scelti a gennaio per i nuovi maturandi a cui va il mio in bocca al lupo!
Sappiate che alla fin fine è una emerita cavolata, non lasciatevi prendere dal panico!

11.6.05

Il lupo e borsetta rossa

Le strade della downtown sono incrostate di sporcizia, come la mente delle persone che ci vivono. un uomo barbuto dai corti capelli che vanno ingrigendosi, si aggira per i vicoli con un sacchetto di carta. La sigaretta penzoloni, il passo lento e ondivago, gira più volte attorno all'isolato che sembra abbandonato. Profonde boccate di fumo si sviluppano attorno al suo viso, si ferma ancora una volta, aspetta, sembra contare i mattoni che si intravedono da una crepa nell'intonaco. È nervoso, guarda l'orologio. Butta la sigaretta, poi estrae una fiaschetta di metallo lucido dalla tasca interna della giacca logora. Un sorso e il viso si contrae. Il pegior whisky dei bar della zona, serve sempre a riprendersi un po'. Terza sigaretta mentre, mentre un rumore di tacchi si avvicina alle sue spalle. Una figura formosa, sulla quarantina, si avvicina alle sue spalle. Avvinta in un vestito succinto e sciancrato, scuro come la notte in cui si srotola un tappeto di stelle, i tacchi altissimi fanno pendant con le lunghe braccia che ritte lungo i fianchi flessuosi ondeggiano lentamente contrastando col passo concitato. Una borsa di paillet rossa in mano e una sottile sigaretta accesa. Sotto la luce di una vecchia lampadina di pochi watt il viso appare truccatissimo e serio. Il passo si ferma, la sigaretta cade per terra ed emette il crepitio dell'umidità che la spegne. L'esile mano tocca la spalla di lui. L'uomo si volta e gli occhi preoccupati si incrociano. Il sacchetto di carta passa di mano, lui rifiuta il contatto delle due guancie, dopo il mancato saluto, i due si allontanano in sensi opposti. Gettato anche il terzo mozzicone senza voltarsi l'uomo si ferma e a voce alta: «Rosario, mi raccomando, non fermarti per strada e porta le medicine alla nonna - una lunga pausa nella voce profonda - adesso!», come il tiro di un cecchino potrebbe inchiodare un passante per strada, ecco che l'altra figura sobbalza alle parole che rintronano nel vicolo buio e lercio: «certo cuginone che le porto - una voce ancor più profonda viene modulata mentre un grosso pomo d'adamo sale e scende lungo il collo scoperto quanto il decolleté generoso - non sono un incosciente!»...
La notte avvolge d'ombra le figure che operose e frenetiche si muovono per la città, le luci delle insegne contrastano quelle delle stelle. La luna annoiata non ha ancora deciso di presentarsi all'appello e tutto si mischia e scorre per le strade come nutrimento nel sangue di questo immenso corpo in cancrena.

6.6.05

Buffuniamu

"La seta dei miei capelli per tesser la trama,
in questa notte illune mentre sale la bruma.
Tre nodi per fissare i concetti,
che il tuo pensier non abbia difetti.
Invoco l'acqua per lavarti dagli affanni,
l'aria ché soffi l'aduso verbo frutto degli anni
di studio e il fuoco affinché forgi nella tua mente
pensieri ispirati e dalla logica del tutto coerente,
infine gli spiriti della terra chiamo al tuo cospetto
per dare fondamento ad ogni tesi e seppellir ogni difetto.
Tre unghie per artigliar nella mente la scienza
nel mio mar che di ascoltar questa prece ha la pazienza.
Il mio volere e il tuo si faccian tuttuno
mentre offro per il mio desio ai piedi del tuo celste trono.
Non celare il tuo raggio Mia Amica e Sorella
illumina la sua e la mia mente che brilli ancor come fosse stella.
Mia Signora per tre volte chiedo la Tua presenza
per tre volte chiedo protezione
per tre volte indietro scacciam la superstizione
tre volte nel bene, che non volge al male
tre volte nel cuore, tre nella mente il tuo sguardo virginale."

In un buio anfratto echeggiano le parole miste ai fumi di un calderone che ribolle sulla fiamma perpetua. Ecco che una volta ancora una richiesta si indirizza alla Signora dal pallido sembiante, cura di ogni ambascia, fortitudo nel cammino e luce che rischiara la mente. Viola come il pensiero scorre adesso dagli alambicchi alle fiale un liquore arcano, la parola che invera il pensiero, l'alchimia di una strega che sovverte il corso delle cose affinché un CONTENITORE sia colmo e ben ordinato nel suo contenuto. Il fluido ribolle, si distilla, si purifica, passa per le torture delle serpentine per condensarsi in una bolla, da li scivolando verso la sua fialetta empie lo sguardo della giovane pagana che osserva con stupore la transustansiazione nel suo inverarsi.

Quando le date slittano...

Ok dire che sono immerso in una tragedia è poco, latte macchiato, biscotti e 740 pagine da smaltire in 14 giorni: fosse una cosetta leggera, non ci penserei nemmeno. È diritto privato!

2.6.05

Voglia di viaggiare III

È la terza volta almeno che parlo della voglia di viaggiare che mi assale, ad amplificarla la foto e il commento di Damiano (linkomodato). Io vivo in un posto denso di bellezza e distoria, la Magna Grecia. Una malattia molti secoli orsono colpiì uin vecchio mercante, che andò in rovina avendo perso la luce dei suoi occhi. Per tornare in patria dalla mia terra quest'uomo dovette racimolare quel che poteva accettando l'ospitalità dei possidenti, e regalando in cambio il racconto dei suoi viaggi per il mediterraneo. I paesaggi più belli erano quelli in cui vivevano gli esseri mitologici:
Ciclopi - la riviera jonica a nord di Catania
Efesto - L'Etna
Scilla e Cariddi - Fuori dalla mia finestra
Eolo - Arcipelago delle isole Lipari (eolie)
Diana - Bosco di Caronia (si quello dei fenomeni di combustione spontanea)
e Così via discorrendo per tutto il Meridione d'Italia, qualche capatina in Spagna e nel Nordafrica...
E la Grecia??? La madrepatria? Una terra brulla fatta per le caprette con uliveti e macchia mediterranea, percorsa da profonde guerre fratricide. Omar "il cieco" passò alla storia come Omero ("Privo della vista" dicono ancora oggi a scuola) forse tornò in qualche isoletta o in qualche oasi, ma i suoi occhi ormai privi di senso erano stati i testimoni dei paesaggi più belli del mondo di quei tempi.
Oggi non vorrei essere né in Spagna, né in Grecia o in Nordafrica, in Egitto o in Medioriente, magari mi basterebbe fare un salto lontano dalla quotidianità. Potrei trovare tutto il mondo a Palermo nello sguardo di una persona come nel prospetto di qualche chiesa in cui si leggono (come in quegli occhi di cui sopra) il passaggio dei Saraceni, dei Normanni, degli Ebrei, degli Spagnoli, dei Greci, dei secoli, dei millenni e il tempo di bloccherebbe in uno sguardo.
Dov'è la bellezza amico diario? Quella vera è dove si poggia il nostro sguardo più puro, dove il cuore dopo aver corso come un pazzo a ritmo di tarantella, con la controdanza di tutta una vita, trova requie in un largo tango pieno di passione.

Colonna sonora: Barbiere di Siviglia - Rossini